Ha chiesto ai parroci di impegnarsi in prima persona, ha spronato i laici ad essere “adulti” e corresponsabili, ha incoraggiato la Chiesa di Palermo a non farsi fermare da paure e diffidenze, seguendolo in un progetto non più solo catechistico ma pastorale.

Le parole dell’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, sono risuonate forti nella parrocchia di santa Caterina da Siena, dove si è tenuta la seconda giornata dell’assemblea pastorale annuale che è stata dedicata quasi interamente al nuovo progetto diocesano per l’iniziazione di fanciulli e ragazzi.

CLICCA QUI PER IL VIDEOSERVIZIO SULL’ASSEMBLEA PASTORALE

Una grande partecipazione

Il progetto è stato presentato nei dettagli dal direttore dell’ufficio catechistico, don Angelo Tomasello, dal direttore dell’ufficio pastorale, don Giuseppe Vagnarelli, e da alcuni relatori davanti a una platea gremita come non mai.

Nel pomeriggio del venerdì in oltre 400 hanno affollato il Teatro Savio, costringendo gli organizzatori a cercare una sede più capiente per il sabato mattina quando i 700 posti dell’aula liturgica di Borgo Ulivia sono stati riempiti quasi tutti, regalando un colpo d’occhio certamente non comune. Parroci, diaconi, religiosi, catechisti, operatori pastorali ma anche semplici curiosi sono accorsi numerosi, dimostrando la vitalità della Chiesa palermitana.

Lorefice incoraggia i presbiteri

“Questo progetto è una grazia per la nostra Chiesa perché ci fa riscoprire testimoni di Cristo”, ha detto monsignor Lorefice che ha risposto, punto per punto, alle domande poste dall’assemblea, anche da numerosi parroci.

Un dialogo franco e sincero in cui l’arcivescovo non ha usato giri di parole, chiedendo ai sacerdoti di impegnarsi in prima persona senza tentennamenti: “I presbiteri sono i primi collaboratori del vescovo nella sua missione apostolica – ha ammonito Lorefice –. Prima della pandemia in tanti chiedevano un cambiamento e ora che lo stiamo realizzando si ha paura. Questo progetto rappresenta una doppia opportunità perché ci consentirà di riscoprirci missionari, di tornare a evangelizzare gli adulti, ripartirà la gioia del nostro ministero”.

L’intesa con Monreale e Cefalù

In tanti hanno posto domande e offerto riflessioni e spunti su vari aspetti: dalla necessità di una formazione più capillare, specie in provincia, alla richiesta di non rinunciare ai contenuti della fede, dall’esigenza di un maggior impegno dei presbiteri ai dubbi su cosa si proporrà alle ragazze e ai ragazzi una volta ricevuti i sacramenti, passando per le parrocchie a corto di locali, le famiglie in difficoltà, i ragazzi diversamente abili, una catechesi non troppo legata ai sacramenti e il timore di una migrazione verso le diocesi vicine.

Un punto, quest’ultimo, su cui l’arcidiocesi è stata chiara: né la diocesi di Cefalù, né l’arcidiocesi di Monreale accetteranno bambini provenienti dal territorio palermitano. Un modo per frenare sul nascere i tentativi di spostarsi per evitare il nuovo percorso.

Nessuno escluso

“Non è una questione di anni, bisogna uscire da questa logica – ha spiegato don Angelo – perché il nostro cammino di fede dura tutta la vita”. Il percorso, articolato in fasi e tappe, potrebbe durare anche meno degli anni previsti o di più: la valutazione sarà affidata ai parroci, alle comunità e alle famiglie in base alla situazione specifica del bambino che sarà “soggetto” e non “oggetto” della catechesi.

Rassicurazioni sono arrivate anche sul tema delle famiglie che vivono delle difficoltà: come già illustrato nel progetto, sarà la parrocchia ad accompagnare i bambini perché “nessuno rimarrà escluso, la comunità cristiana è inclusiva”. “Non possiamo pretendere che le famiglie che si avvicinano alla fede siano perfette – ha aggiunto don Giuseppe – ed è chiaro che non si caccia nessuno ma si accolgono tutti”.

“Laici, non siate chierichettoni”

L’arcivescovo ha chiarito che il nuovo progetto non poggerà solo sulle spalle dei parroci ma avrà bisogno dell’attiva collaborazione dei laici, a cui ha rivolto un monito preciso: “Non siete chierichettoni istituiti, il laicato adulto non può ridursi a un camice e a una candela. Dobbiamo crescere nella corresponsabilità e nella ministerialità, avremo cristiani adulti che potranno incontrare i genitori”.

Più collaborazione fra parrocchie

Lorefice ha poi invitato a una maggiore collaborazione fra le parrocchie vicine, per far fronte alle difficoltà di alcune comunità, e a una sinergia con le comunità religiose. E’ stato inoltre presentato il percorso realizzato dalla quinta zona pastorale del Primo vicariato (che Portadiservizio ha raccontato) e che ha visto dieci parrocchie dei quartieri Villagrazia e Falsomiele coordinarsi e lavorare insieme per strutturare le attività pastorali da proporre alle famiglie, creando sinergie.

Menzionati anche i percorsi per l’iniziazione cristiana realizzati da alcune realtà come l’Azione cattolica o i boy scout: l’obiettivo è armonizzarli con la proposta diocesana e alcuni tavoli di confronto sono già stati attivati per rendere i progetti compatibili.

Chiarezza è stata fatta anche su chi amministrerà i sacramenti, visto che la Confermazione (conferita dal vescovo) si celebrerà insieme all’Eucarestia. “Lo farò io – ha detto Lorefice – lo faranno i vicari e in alcuni casi anche i parroci”.

Un percorso globale

Il progetto prevede un percorso globale caratterizzato da un approccio poliedrico, dalla gradualità e dalla reciprocità fra comunità e famiglie. “Dobbiamo tenere insieme orizzonti differenti – ha sottolineato Valeria Trapani –. Passeremo da una visione didattica, scolastica, a un cammino nella comunità e con la comunità”.

I punti di forza saranno la catechesi, la liturgia e la carità: una catechesi non mnemonica ma esperienziale, che porti all’incontro con Cristo che si realizza nella liturgia. L’obiettivo non sarà imparare precetti a memoria, come si fa con le tabelline, ma educare piccoli e grandi alla liturgia con gradualità.

Grande attenzione verrà posta anche sulla comunicazione che, in questa prima fase, non ha ottenuto i risultati sperati, come ha sottolineato il direttore dell’ufficio comunicazioni sociali Luigi Perollo: alle parrocchie il compito di dialogare con le famiglie, fugando dubbi e offrendo chiarezza.

Il sussidio per le famiglie

Grande rilievo è stato posto sulla formazione: se l’anno scorso è stata dedicata ai catechisti, quest’anno verrà estesa a tutti gli operatori pastorali. Il punto è che su circa 2.200 catechisti presenti nell’arcidiocesi solo mille, quindi meno della metà, hanno finora preso parte agli incontri. Una équipe a ottobre si auto-formerà e, nei prossimi mesi, si occuperà di formare i catechisti con una rete di centri più ampia che in passato.

Gli incontri si terranno in giorni e orari diversi, offrendo così a tutti la possibilità di scegliere in base alle proprie esigenze: alcuni di pomeriggio, altri di sera, altri ancora di sabato.

L’ufficio diocesano, come ha spiegato Provvidenza Bisconti, ha anche preparato un sussidio che sarà pubblicato fra alcuni giorni e che conterrà due proposte: la prima suggerisce delle assemblee tra i genitori dei bambini che devono iniziare il percorso e i catechisti o la comunità; la seconda invece cinque incontri, nel corso dell’anno, sul modello laboratoriale.

Per approfondire

Lorefice scuote la Chiesa di Palermo: “Dio ci chiede di osare”

Prime comunioni, a Palermo parrocchie in sinergia: famiglie e comunità

Palermo, prima comunione: stop quest’anno alle iscrizioni al catechismo

Comunioni e cresime a Palermo, Lorefice ai catechisti: “Ripartiamo”

Comunioni e cresime, a Palermo cambia tutto: via alla rivoluzione

Assemblea pastorale diocesana: la voce dell’Arcivescovo di Palermo

Ripartire dall’iniziazione cristiana, il “laboratorio Palermo”

Dal catechismo alla catechesi, l’esperimento della Chiesa di Palermo

Segui Porta di Servizio

Seguici sul nostro canale WhatsApp oppure qui t.me/portadiservizio sul gruppo Telegram

Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.