Ascoltare è il primo verbo della relazione. Di relazioni ne abbiamo davvero bisogno, relazioni vere e perciò gratuite; profonde e costanti; coraggiose e pazienti. Ascoltare è fare spazio e avviare una conoscenza che permetta di scoprire il diverso da sé con apertura e atteggiamento di accoglienza. Il primo e più grande dei comandamenti è “Ascolta…” ci ripete Gesù attraverso il suo dialogo con uno scriba (cf. Mc12,28b-ss) perché senza questa propensione non può esserci incontro né con Dio, né con nessun altro o altra ma neppure con alcunché di animato perché anche la Creazione va ascoltata cioè compresa per essere rispettata.
Nella frenetica corsa del “qui e ora”, come scrive papa Francesco in Spes non confundit, non abbiamo più il tempo di soffermarci e guardare con stupore, di incontrarci per parlare con la calma che richiede una relazione, lasciandoci prendere invece dall’insofferenza e dal nervosismo e a volte dalla violenza gratuita (cf. Bolla di indizione del Giubileo, n.4).
L’ascolto ci educa alla pazienza che è figlia della speranza – scrive papa Francesco – e virtú che la sostiene. Solamente dall’ascolto scaturiscono parole di senso perché chi non sa ascoltare non sa neppure parlare, chiacchierare sì, ma creare con la forza delle parole assolutamente no.
I Santi e le Sante questo lo hanno saputo concretizzare senza dubbio, altrimenti non avrebbero potuto realizzare una così bella esistenza di amore e risposta ai bisogni del tempo nel quale hanno vissuto. La santità è infatti accoglienza dei desideri più profondi di salvezza che l’umanità fragile ancora esprime attraverso i sussurri più flebili sommersi nel grido più disperato che spesso è travestito di banalità e superficialità. È Dio che ancora chiama e noi semplicemente rispondiamo e ascoltiamo.
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