Diversamente da Matteo che ne raccoglie cinque, Marco presenta nel suo Vangelo solo due dei grandi discorsi di Gesù, quello in parabola del capitolo quattro e il cosiddetto “discorso escatologico”, da cui è tratto il brano che oggi la Liturgia della Parola della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario B ci propone.
Il testo si apre con una impressionante coreografia apocalittica. Le eclissi di sole e di luna, lo scardinamento delle meccaniche astrali, gli sconvolgimenti cosmici sono, infatti, immagini da interpretare in primo luogo da un punto di vista simbolico.
Già nell’antico Testamento l’ingresso di Dio giudice all’interno della storia e del mondo era tratteggiato con una simile coreografia: “le stelle del cielo non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce” (Isaia 13,10). In questa dimensione possiamo capire come Gesù non parla della fine del mondo, piuttosto tratteggia la “venuta del Figlio dell’uomo”, che è il fine del mondo, cioè la meta verso cui tende la storia per raggiungere la pienezza.
Questa irruzione della venuta del Figlio dell’uomo è sempre “vicina” per ogni generazione, sia a quella contemporanea a Gesù, sia a quella del lettore di ogni tempo perché ognuno ha a disposizione solo questo spazio limitato di tempo per attendere la venuta del Redentore.
“Ma la data della venuta e della pienezza del Regno è iscritta solo nella mente di Dio e nel suo progetto di salvezza. È inutile proporre oroscopi e agitarsi in ipotesi fantascientifiche ed apocalittiche. Attento ai segni dei tempi, il credente vive con intensità e serenità il suo presente, guidato dalla parola di Cristo che non passa, in attesa di quella Parola definitiva e decisiva che sarà pronunciata da Dio nel momento che solo Lui conosce” (cfr. Parrocchia Nostra Signora de La Salette, Roma).
“Sappiamo – commenta Papa Benedetto XVI -, che nella Bibbia la Parola di Dio è all’origine della creazione: tutte le creature, a partire dagli elementi cosmici – sole, luna, firmamento – obbediscono alla Parola di Dio, esistono in quanto «chiamati» da essa. Questa potenza creatrice della Parola divina si è concentrata in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, e passa anche attraverso le sue parole umane, che sono il vero «firmamento» che orienta il pensiero e il cammino dell’uomo sulla terra. Il Signore vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa – ci ricorda il Signore –, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati” (Angelus, 18 novembre 2012).
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