Quando si parla di “martiri coreani” ci si riferisce a oltre 200 tra religiosi e laici vittime delle persecuzioni religiose avvenute in Corea intorno al 1800; di questi 103 furono canonizzati dal Papa san Giovanni Paolo II nel 1984, mentre altri 124 sono stati beatificati nel 2014 da Papa Francesco. La Chiesa cattolica in Corea si è sviluppata solo alla fine del 1700 e vanta la particolarità di essere stata sostenuta principalmente dai laici; nel 1800 si verificarono sanguinose persecuzioni costate la vita a migliaia di cattolici. Solo alla fine del XIX secolo si raggiunse la libertà di culto, ma le persecuzioni non si fermarono.
Ad oggi in Corea del Nord esiste solo un’organizzazione controllata dal governo e una sola chiesa; normale la situazione nella Corea del Sud. Andrea Kim Tae-Gôn fu martirizzato a 44 anni; cresciuto in una famiglia convertita al cattolicesimo, fu ordinato presbitero e in seguito arrestato e decapitato. Paolo Chông Ha-Sang era invece un laico che perse il padre e il fratello a causa delle persecuzioni contro i cristiani; fece numerosi viaggi in Cina per perorare la causa della chiesa cattolica coreana e espresse il desiderio di divenire sacerdote prima di essere arrestato e decapitato insieme a un vescovo e a due sacerdoti delle Missioni estere di Parigi.