Nel santuario di Pompei, viene letto il decreto di venerabilità di Enrichetta Beltrame Quattrocchi, figlia di Luigi Beltrame Quattrocchi e di Maria Corsini, la prima coppia di sposi beatificati insieme nell’ottobre 2001 da Giovanni Paolo II.
Da un albero buono – ci ricorda l’evangelista Matteo (7,16-20) – non possono che venire frutti buoni, e nella famiglia Beltrame Quattrocchi questi frutti (vocazionali e di santità) sono assolutamente evidenti: Filippo (il figlio maggiore), divenne presbitero diocesano; Stefania, con il nome di suor Cecilia, entrò in un monastero benedettino, e Cesare, un monaco trappista. Dopo la beatificazione dei genitori, Luigi e Maria, adesso anche per Enrichetta il cammino verso la santità giunge alla sua seconda tappa, da “serva di Dio” a “venerabile”, dove le viene riconosciuto di aver esercitato in grado “eroico” le virtù cristiane (teologali: fede, speranza e carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; altre: povertà, castità, ubbidienza, umiltà, ecc.)”.
Significativa la lettera che la Beata Maria Corsini scrive nell’aprile 1924 alla figlia Enrichetta, qui proposta in un breve frammento:
«Fa della tua vita una lode perenne a Dio – un inno di amore soprannaturale a tutte le creature, nostre sorelle – una dedizione generosa e gioconda che non abbia confini. Fa conoscere Gesù attraverso l’anima tua. Sii un ostensorio, una “particella d’Eucaristia” che si dona, come Gesù si dona a noi, senza riserve. Sii un’ostia di lode e d’amore. Dài Gesù, come ce lo mette Maria, donalo alle anime, come si dona Lui stesso, attraverso l’annientamento di te. […] Sparisci per mostrar Lui. Nasconditi per farlo conoscere…».